Una storia di paura buona e meraviglia

 

In via Bramante 34, a Latina, degli ultimi due anni sono rimaste solo l’audace carta da parati con gli uccellini e quella fascia di muro blu “effetto boiserie” che tra pochi giorni lasceranno spazio a qualunque cosa il nuovo proprietario abbia intenzione di realizzare.

Quel laboratorio così grande e così bello rispetto a tutti i luoghi in cui avevo lavorato fino a quel momento, è stato come una stella cadente, di quelle che le vedi anche con la coda dell’occhio e l’arco di luce che lasciano nel cielo ti resta nello sguardo diversi secondi dopo essere volato via.

Affittarlo era stato un atto di grande coraggio, determinazione ed un pizzico di disperazione, in piena pandemia con più incertezze che prospettive, eppure viveva di tanta voglia di riscatto, progetti e testardaggine.

Non solo miei, perchè all’inizio sarebbe dovuto essere uno spazio creativo condiviso, ed i mille pezzi in cui si è infranto questo proposito già prima di iniziare non sono stati che il preludio di tutti i salti carpiati e gli equilibrismi estremi che avrei dovuto compiere per difendere quella piccola roccaforte di sogni e bellezza.

La verità è che io il desiderio forte di cambiare città lo coltivavo già da un pezzo, ma i presupposti per riuscirci proprio non c’erano. E così mi ero intestardita con tutta me stessa nel cercare di creare in qualche modo un piccolo spicchio di quel mondo che per quanto mi sforzassi non riuscivo a vedere nemmeno col binocolo.

Certo è che per essere stato come un ciliegio piantato nel deserto ne ha fatti di fiori e di frutti meravigliosi prima di arrendersi!

Sono stati due anni difficilissimi ma sicuramente i più sorprendenti, carichi di cose preziose e veloci rivoluzioni che abbia mai vissuto, e tutti i mesi passati a resistere e combattere per non farmi mandare via con un calcio nel didietro e tanti cari saluti sono stati come un’estenuante ed infinita maratona, che ha messo alla prova tutti i miei limiti personali e mi ha costretta a crescere ed avere fiducia nelle mie forze come non avevo mai fatto prima!

CHE GRAN SODDISFAZIONE, non aver ceduto allo sfinimento, non aver creduto alla voce nella testa che mi diceva che in fondo avevano ragione loro, a considerarmi come un mucchietto di briciole da spazzare via col dorso della mano!

Per carità, sicuramente un sacco di persone avrebbero ottenuto risultati migliori dei miei ma non è importante per me quanto il grande progresso che sono riuscita a fare rispetto le mie storiche insicurezze e ancestrali convinzioni su me stessa.

Sarebbe tutto sommato già una storia a lieto fine anche messa così, con le sue battaglie e le sue vittorie, eppure alla fine arriva un gran colpo di scena a ribaltare il risultato con mirabolanti effetti speciali: che fine ha fatto Effimero lab?

L’universo ha voluto che date le continue ritrattazioni, slittamenti di scadenze e tempistiche sempre più difficili da gestire, trovare un nuovo locale sarebbe stato impossibile perciò l’unica soluzione (e giuro, proprio L’UNICA) era fare un ristretto distillato di tutti i miei averi, riempire un furgone e trasferirmi a casa del mio fidanzato che nel frattempo aveva trovato lavoro a Milano.

A Milano!

Ok, nuovo spazio di lavoro, nuova città e nuova convivenza sono tante cose da gestire ma siamo onesti: potevo finire ovunque ed invece senza sceglierlo o programmarlo il grande tornado che mi ha tirato su come Dorothy con tutta la casa e le mucche in Kansas, ha finito per risputarmi nella capitale del design italiano, epicentro delle opportunità, nonché destinazione di una buona fetta delle mie vendite online: ipotetico terreno fertile, quindi, per il mio lavoro e la mia poetica.

Adesso direi che il cammino sia tutt’altro che tracciato, anzi, si perde nelle nebbie all’orizzonte (e non perchè siamo a Milano, dove a quel che ho potuto vedere e sentire la nebbia latita già da qualche anno), ma ho la sensazione che da questo momento in poi si possa chiudere un libro ed iniziare a scriverne uno completamente nuovo. Il che mi disorienta e sovrastimola come un giro in ottovolante eh, ma sono qui, sto scrivendo, e che lo voglia o no la storia è cominciata già.

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