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Nella casa in cui siamo in affitto regnano i lampadari di carta di Ikea, che non mi dispiacciono ma coprono molto la luce e, soprattutto d’inverno, diventa frustrante vivere in costante penombra.

Il grande vantaggio che hanno, però, è quello di poter essere appiattiti e richiusi occupando pochissimo spazio in un armadio fino a quando non lasceremo (un giorno) questa casa e non potranno tornare al loro posto come se non l’avessero mai abbandonato.

Ovviamente davanti alla necessità di un nuovo lampadario, secondo voi, posso mai aver pensato per un solo secondo di comprarlo nuovo già bello e fatto?

 

Poche cose si prestano ai progetti creativi come lampade, paralumi e lampadari, perciò ho messo in moto la mia ormai collaudata routine per i rinnovamenti casalinghi:

su Facebook marketplace ho cercato un paralume neutro della dimensione giusta al prezzo più stracciato disponibile e, una volta recuperato, mi sono adoperata per immaginare e progettare un’adeguata decorazione.

Per soli 3 euro ho rimediato qualcosa che se non l’avessi salvato io avrebbe avuto poca vita ancora davanti a sè: la colla che vi teneva intorno dei vecchi anelli metallici a decorazione aveva lasciato strisciate scure lungo i bordi, e la carta che un tempo ancorava il tessuto alla struttura si stava velocemente sbriciolando.

Con un’energica spazzolata a base di candeggina ed una doccia vigorosa ho rimosso tutto ciò che si poteva sbriciolare e smacchiare e in attesa che asciugasse sono passata al vivo del progetto.

 

Avendo recentemente acquistato una grande quantità di una delle mie carte preferite, la Woodstock noce di Fedrigoni, e volendo mantenere tinte neutre un po’ tono su tono, ho deciso di eleggerla per questa grande missione.

Avevo in mente forme naturali ma eleganti, di foglie, mi sono lasciata ispirare un po’ da design trovati online anche molto diversi tra loro, ma alla fine la sperimentazione con le forme su Illustrator ha preso una piega tutta sua.

Le uniche linee guida che ho mantenuto sono state la necessità di coprire le bande di tessuto rimaste macchiate, e la volontà di realizzare qualcosa che fosse in qualche modo tridimensionale.

 

Durante le lunghe sessioni di taglio del plotter mi sono dedicata al recupero della struttura metallica: non era messa malissimo, la vernice era saltata in qualche punto lasciando scrostature scure che sarebbero potute passare inosservate a quell’altezza, ma avendo rimosso il bordo che in origine teneva ancorato il paralume, avevo bisogno di un po’ più di spessore per farvelo aderire di nuovo tramite la colla a caldo.

Con una fettuccia di cotone neutro, quindi, ho rivestito sia le circonferenze che i raggi centrali ed una volta riassemblato il paralume, ripulito e ristrutturato, mi è piaciuto molto l’abbinamento tra il suo tessuto materico ed il cotone a spina di pesce che avevo scelto.

 

A questo punto non restava che incollare gli intagli di carta:

con i miei fedeli dispenser di precisione, colla vinilica e mollette, ho pazientemente fatto aderire le linee principali del disegno al tessuto, lasciando volutamente libere le “foglie” intorno alle rette che attraversavano verticalmente la decorazione.

Purtroppo in questa fase mi sono accorta di aver preso male la circonferenza ed aver disegnato la decorazione leggermente troppo corta, lasciando troppo spazio tra la prima “curva” e l’ultima “foglia” che vi si sarebbe dovuta inserire.

Ho rimediato con una striscia di carta che guarnisse il distacco e mi sono rassegnata all’idea che non ci fosse modo di far sparire la giuntura del pattern.

 

Devo dire che tutto sommato nel complesso il risultato è comunque soddisfacente.

Un bordino dello stesso cotone usato per il rivestimento della struttura ed un ulteriore fregio dal disegno più piccolo applicato al di sopra, hanno movimentato le bande lisce dei bordi che erano servite a coprire le macchie sottostanti, ottenendo una vibrazione di ombre tono su tono che dà continuità alla decorazione verticale.

 

Ultimo step: pizzicare tutte, ma proprio tutte le foglioline di tutti i vari strati, sollevandole per ottenere quella tridimensionalità che avevo in mente e che mi piaceva tanto.

 

Et Voilà!

Dopo essermi fatta assistere dal mio spilungone di fiducia per raggiungere il soffitto, il nuovo lampadario è pronto e sistemato al suo posto, rendendo l’ingresso decisamente più piacevole e leggermente più illuminato, quel tanto che basta per risultare molto più caldo e accogliente.

Non vi nego che mi piace talmente tanto il risultato da avere un moto di orgoglio e soddisfazione ogni volta che rientro in casa e mi si para davanti tra le primissime cose su cui poso lo sguardo.

 

Spero che questo recupero creativo sia piaciuto anche a voi e che vi abbia dato qualche idea per salvare quella lampada mezza rotta che avete nascosta in ripostiglio e non vi decidete ancora a buttare, o per risparmiarvi l’acquisto di una cosa nuova cimentandovi in una ben più divertente decorazione fai da te.

Se usate la carta, poi, non dimenticate di mandarmi accurata documentazione delle vostre imprese creative!

 

A presto e grazie di avermi letto fin qui

con affetto

Noemi

 

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